Lui & Lei
LE AMICHE (4/5)
di Grande_Bruno
09.12.2024 |
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"I colpi erano profondi e lenti, colpendola con i miei addominali sui suoi glutei..."
Quarta parte dei ritagli di memoria, trovati nel periodo in cui mi allenavo prima dei campionati di Taekwondo. In quegli anni ero un bel giovane, con un fisico magro e muscoloso, alto 1,70 con occhi marroni che d’estate viravano sul verde.
Come tutte le mie storie, anche questa è la descrizione (romanzata) ispirata alla mia vita.
PARTE 4/5
Approfittando che i miei genitori fossero stati fuori per tutto il fine settimana, passai il pomeriggio a preparare la cena e, sì, lo ammetto, a spararmi un paio di seghe sull’onda dell’eccitamento che mi aveva provocato l’irrumatio di prima. E mentre non avevo in mano spezie od il mio cazzo che spruzzava sborra, pensavo a Laura. In fondo, forse ero stato troppo precipitoso nel decidere di non mettermi con lei: la sua amica era una stronza e lei probabilmente una malata di sesso, ma rimanere amici mi sembrava giusto, anche solo per quello che mi aveva fatto. Un cunnilingus per la sua pompa ero sicuro che se lo meritasse.
Comunque, a minuti sarebbe arrivata Flavia: mi feci la doccia (per quanto trovassi erotica l’idea di avere la saliva di Laura sul cazzo quando avrei scopato Flavia) e preparai la tavola, provando addirittura a fare delle figure con i tovaglioli, ma al quarto tentativo fallito decisi che un uomo che fa origami con del tessuto apparirebbe strano agli occhi di una donna e mi limitai a imbastire il coperto come in una sobria foto scaricata da internet.
Il campanello suonò con soli dieci minuti di ritardo rispetto all’orario prestabilito. Rispetto ad altre ragazze che si erano mangiate la cena ormai fredda, Flavia sembrava una campionessa della puntualità. Quando aprii la porta, lei apparve radiosa e felice, vestita in un abito semplice che lasciava ben poco all’immaginazione sul suo fisico, per quanto purtroppo nemmeno il suo seno fosse eccessivamente prospero.
La accolsi con un bacio non troppo casto ma nemmeno eccessivamente erotico: dopotutto conosceva il gusto della mia sborra, ma non volevo nemmeno dimostrare che l’unica cosa che volessi per quella sera era fotterla (per quanto lei, immaginai, lo sapesse benissimo). Ovviamente, sapendo che ce n’era un’altra in competizione, non era di certo venuta a cena con l’idea di farsi dopo una partita a Monopoli; anzi, mi chiesi se avesse preparato qualcosa di meglio dell’irrumatio di Laura: sicuramente le seghe ed i pompini li sapeva fare bene e strani, ma aveva qualche freccia nella sua faretra tale da farmi scordare il pranzo di oggi? In ogni caso, anche solo per scusarmi con il genere femminile per come avevo trattato Laura durante la pompa, avevo intenzione di far passare a Flavia la notte di sesso migliore che potesse immaginare.
Non dubitai che avesse deciso di sedurmi proprio perché qualche sua amica che mi ero già scopato le aveva raccontato che nel sesso orale ero uno dei migliori in zona e le avrei dimostrato che, in quel caso, i fatti coincidevano con le dicerie. Mentre finivo di preparare la cena (e controllavo di aver fatto sparire i fazzolettini sporchi di sperma che avevano, nel pomeriggio, simulato indegnamente la fica ed il buco del culo di Laura) la feci accomodare in cucina, dove chiacchierammo un po’. A differenza della sua rivale non allungò mai le mani sul mio pacco, se non per una pacca sul sedere con complimenti per come gli squat facessero bene al mio didietro, ma Flavia faceva uso continuo di doppi sensi abbastanza spinti e occhiate languide: non che ce ne fosse bisogno, ovviamente, visto che mi faceva impazzire.
La cena proseguì senza intoppi, parlando di diversi, frivoli argomenti, anche se Flavia non smetteva di accennare al sesso. Perlomeno, a differenza di Laura, non usava la forchetta per simulare un pompino o si faceva colare qualcosa dalla bocca come se fosse sborra. Immaginai che se fossimo stati in casa mia, a mangiare, la giovane estetista non si sarebbe fatta particolari problemi nell’usare il manico del cucchiaio come dildo mentre mangiavamo.
Terminata la cena, ci sedemmo sul divano con la scusa di vedere un film romantico: lo lasciai scegliere a lei dal catalogo del servizio streaming che usavo, quasi scoprendo che non proponeva solo film gialli e di azione, ma pure film storici, documentari e quelle inutili serie tv in cui trame insensate fingono di progredire tra una scopata e l’altra.
Ci accoccolammo uno accanto all’altro (che senso abbia tutto questo, non l’ho mai capito, considerando che mi aveva fatto sborrare nel piazzale di un gommista il pomeriggio precedente: credeva forse che l’avrei amata meno se, a metà della cena si fosse tolta i pantaloni e si fosse sdraiata sul tavolo, urlando di chiavarla sul posto? No di certo. Anzi, in quel momento probabilmente avrebbe avuto le sue mani tra i miei capelli, la schiena inarcata e le grida di piacere dell’orgasmo che le avrei provocato leccandogliela. Ma le donne sono strane, hanno tempi tutti loro ed essere un buon amante significa rispettarlo e accompagnarle lungo il loro percorso seduttivo. D’altronde, il giorno precedente aveva rispettato il mio, sparandomi una sega ed una pompa a sorpresa e la sera dopo avevo intenzione di restituirle il favore).
Comunque, dopo venti minuti di un film che non aveva molto senso, con lui che doveva essere un imbecille che decideva di andare in uno sfigatissimo paesino di mare nel sud degli Stati Uniti in vacanza proprio quando stava per sopraggiungere l’uragano e lei una sprovveduta innamorata degli occhi del protagonista che decideva di ospitarlo, senza sapere se fosse un chirurgo od un evaso, Flavia cominciò a strusciarsi contro di me. Io non me lo feci ripetere due volte e cominciai a baciarla sulla bocca: non roba del livello del pranzo con Laura, ma qualcosa di più tenero e romantico, sebbene dopo dieci minuti le nostre lingue si stavano ormai aggrovigliando l’una nell’altra. Passai poi al collo, mentre con una mano le accarezzavo un seno.
Mentre sullo schermo le palme venivano sferzate dalla forza distruttrice dell’atmosfera e la pioggia batteva sui vetri del sotterraneo dove i due protagonisti del film avevano deciso di cercare salvezza, presi Flavia tra le mie braccia e la condussi nella mia camera, adagiandola sul letto matrimoniale. Le luci erano già impostate su un’intensità media ed un leggero aroma di vaniglia prese a sollevarsi dal vaporizzatore quando lo accesi. Una musica romantica si soffuse nella stanza pochi istanti dopo.
Mi misi sopra Flavia e ripresi a baciarla con più vigore rispetto a prima, le sue braccia che mi stringevano. Anche se sue gambe si strinsero attorno al mio bacino e lei si staccò dal letto, attaccandosi a me e muovendo il suo inguine contro il mio. Sarebbe stata una posizione sessuale stancante ma interessante, da prendere in considerazione per il futuro. Mentre la mia lingua esplorava la sua bocca, mi chiesi quante stranezze sul sesso conoscesse Flavia: di certo non c’era il rischio di annoiarsi molto presto, con lei.
La spogliai lentamente, tornando a baciare prima le parti del suo corpo appena esposte e poi cercando di nuovo la sua bocca e le sue labbra. Quando ormai indossava solo un paio di mutandine color pesca, sdraiata sul letto, versai dalla boccetta di olio per massaggi che preparavo io stesso, qualche goccia sulle mani, le salii a cavalcioni sull’addome e presi a massaggiarla, accompagnando il tutto con la voce più calda possibile e descrivendole quanto la trovassi meravigliosa e sexy. Spalle, braccia, collo, per il seno applicai lo stesso metodo che lei aveva usato sulla cappella del mio cazzo, usando la punta delle dita e facendole scorrere brividi di piacere lungo la schiena. Soffocati versi di piacere si levarono dalla sua gola mentre passavo dalle mani alla bocca per stuzzicarle le tette, piccole ma morbide, i capezzoli turgidi che non aspettavano altro di essere succhiati e sfiorati.
Scesi fino all’inguine, appoggiando la testa su una sua coscia e riempiendo la mia mente del profumo della sua fica, sospirando soddisfatto. Il pollice destro si mosse sopra l’impronta della passera, per poi lasciarci un bacio. Flavia rimase stupita dal fatto che mi limitai solo a quello prima di proseguire per le gambe, le sue meravigliose gambe, che non risparmiai di carezze e baci su ogni loro muscolo, compresi quelli in mezzo alle cosce, facendola fremere.
Le presi i piedi tra le mani, accarezzandoli e massaggiandoli, baciando e succhiando le dita. La feci voltare e passai a massaggiarle la schiena, l’olio che le faceva brillare la pelle delle scapole e del dorso. Baciai le sue chiappe con indosso le mutandine, poi tolsi anche quelle e le massaggiai: Flavia aveva un culo meraviglioso, sodo, il risultato del lavoro di ore e ore di palestra. Le aprii i glutei, osservando per un attimo il buco del culo che un giorno avrei voluto violare. Mi sdraiai su di lei praticamente ancora vestito e cominciai a baciarla sulla nuca e sul collo, poi la feci voltare e, finalmente, ecco la sua fica.
Baciai prima le labbra della bocca e poi quelle della passera, passando poi a leccarle. Era completamente depilata, come mi aveva confidato prima a cena ed era impreziosita da gocce di desiderio; il profumo che emanava mi inebriava ed il suo sapore era pura ambrosia. La penetrai con due dita lentamente, mentre iniziavo a titillare il clitoride ormai gonfio.
Lei aveva chiuso gli occhi e dopo pochi minuti il suo fiato era diventato più profondo ma al tempo stesso lento, poi cominciò a passarsi le mani sulle tette e a strizzarsi e tirarsi i capezzoli. Io passai alla penetrazione a tre dita con una mano e a premerle il perineo. Il clitoride ormai sembrava la punta di un mignolo viola e pochi minuti dopo che avevo cominciato a passare un pollice appena sopra il pertugio dell’uretra, il suo respiro si fece più pesante, profondo, quasi un ansito. Le sue mani presero la mia testa, emettendo un grido strozzato. Mi venne letteralmente in faccia, uno schizzo di acqua di Luna, mentre la sua schiena si arcuava e le sue membra erano scosse da scariche di piacere. Gemette un filo di voce con la testa piegata verso le spalle e lei che cercava di rotolare su un fianco come se fosse dolorante, il cuscino artigliato e la bocca che lo mordeva, come a nascondere un grido di piacere.
Ci vollero parecchi secondi prima che lo spasmo l’abbandonasse e si accasciasse con il fiato corto sul letto, gli occhi aperti persi nell’infinito. Mi sedetti dietro di lei, aspettando che si riprendesse: certe ragazze che avevo scopato e che avevano sperimentato lo stesso tipo di orgasmo sembrava non potessero più farne a meno, lo pretendevano ad ogni singola chiavata, drogate dall’ondata di piacere che le colpiva come uno tsunami di fronte al quale non potevano opporre nessuna resistenza e nemmeno avevano intenzione di provarci; altre, purtroppo, nonostante la sensazione di benessere che le coglieva dopo, nonostante l’orgasmo aggressivo che attaccava le loro carni, erano spaventate, disorientate, quasi disgustate da quella perdita di controllo del loro corpo, dal piacere che prendeva possesso dei loro muscoli e sommergeva la loro mente. Un vero peccato e sperai che Flavia non facesse parte del secondo gruppo, anche perché spesso non volevano continuare il rapporto o lo facevano di malavoglia, imbarazzate o si limitavano a ricompensarmi con uno sbrigativo pompino o sega e poi andarsene.
Fortunatamente, dopo qualche minuto passato a lasciar calmare il suo cuore impazzito e a riprendere il fiato, Flavia si girò verso di me, con un sorriso malizioso. Si appoggiò a me e mi baciò, un lungo bacio durante il quale mi sbottonò la camicia con una mano, poi si sedette sopra i miei addominali, si curvò sopra di me e passò un dito su una delle gocce che aveva esploso sul mio viso, se la portò alla punta della lingua e l’assaggiò.
– “Mhmm… Quindi questo è il sapore di un mio orgasmo”, sentenziò dopo qualche secondo,
– “già. Io lo adoro”, le risposi. Si passò un paio di dita sulla passera bagnata e gocciolante, e poi se le leccò, “mi sembra strano dirlo, ma mi piace il sapore della mia figa”, confessò,
– “vaffanculo, Flavia”, le dissi scherzoso, prendendola per le spalle e la ribaltai sulla schiena sul letto, “puoi gustarti la figa quando vuoi, adesso me la lecco io”.
La baciai a lungo sulla bocca, poi scesi lungo il suo corpo passando per entrambe le tette e la pancia, feci una deviazione tra le sue cosce ed infine giunsi al suo sesso. Se prima ero stato virile e quasi aggressivo, adesso il cunnilingus fu più dolce e delicato, le dita scivolavano dentro di lei senza premere nessun punto segreto dell’utero, succhiai il suo clitoride con meno voga e accarezzai le sue labbra con fare vellutato. Il secondo orgasmo fu potente quasi quanto il primo ed ebbe tutto il mio apprezzamento arrivando un bel momento prima.
Quando riaprì gli occhi dallo stordimento post piacere, mi trovò seduto accanto a lei, porgendole un bicchiere di acqua. Lo scintillio delle sue pupille fu un ringraziamento migliore anche di quello che pronunciò e bevve con avidità. «Meno male che me l’hai portato, perché con la bocca secca mi sarebbe venuto male», disse, appoggiando il bicchiere sul comodino, accanto all’olio da massaggio. Non capii cosa intendesse finché non mise le sue mani sulla zip dei miei pantaloni. Mi fece sdraiare ed in pochi istanti, tolti i jeans e le mutande, il mio cazzo svettava davanti alla mia amata.
Dopo essersi passata le sue mani tra i capelli per metterseli dietro alle spalle, dove rimasero comunque per solo qualche secondo, si abbassò sulla mia nerchia e la fece scomparire tra le sue labbra. Immaginai che questa volta non avrebbe usato tutta la fantasia del giorno precedente nel farmi una sega, ma non aveva importanza: già solo il fatto di aver fatto venire due volte Flavia (ed una volta Laura a mezzogiorno) oltre a scoparmi in qualche modo entrambe rendeva la giornata memorabile. Se potevo venire in bocca a due ragazze nell’arco di otto ore tutto il resto era indifferente.
A differenza di Laura, Flavia non sembrava amare il sesso violento: al posto di un bestiale irrumatio, eseguì un lento e fantastico pompino, di quelli che oltre alla semplice bocca richiedono anche le mani: quattro o cinque movimenti di testa, su e giù lungo il cazzo, con risucchio quando le labbra si staccavano dalla cappella, per poi passare ai coglioni, che fino a quel momento avevano dovuto accontentarsi di qualche massaggio e nel frattempo il cazzo veniva tenuto in azione da una lenta sega o da un dito che passava sulla cappella.
Non ho idea quanto fosse durato, ma quasi cinque minuti abbondanti. Quando l’avvisai che stavo per venire, lei aveva il cazzo in bocca. Guardandomi in faccia e senza togliersi la nerchia dalle labbra, prese anche l’altra mano che non stavo usando per accarezzarle i capelli e con il semplice sguardo mi fece capire cosa si aspettasse che facessi: l’afferrai meglio e, tenendole ferma la testa, cominciai a muovere il bacino, sentendo il mio cazzo scivolarle in bocca. Non con la violenza con cui avevo scopato la bocca di Laura, ma con molta più dolcezza.
Bastarono quattro colpi per farmi irrigidire: «sì! Cazzo, sì, Flavia!», gridai a occhi chiusi mentre il mio cazzo le vomitava in bocca la mia sborra in densi fiotti di piacere. Mi lasciai andare in un senso di soddisfazione e goduria, lasciando cadere le mani che tenevano la testa della ragazza. Lei si sollevò, pulendosi una goccia di sborra che le colava da un angolo della bocca e subito suggendola. «Mi piace quando mi vieni in bocca», disse lei, con un sorriso. Le sorrisi a mia volta: non doveva preoccuparsi sulla possibilità di bere il mio sperma.
La feci sdraiare accanto a me e mentre la ringraziavo della pompa con un bacio simile a quello che avevo usato con Laura a tavola, cominciai a masturbarla. La sua figa ormai era intrisa di desiderio liquido e le mie dita scivolavano facendo un rumore simile a quello prodotto dal mio cazzo che si fotteva la bocca della splendida estetista, sebbene con un volume minore. Le succhiai le tette, che è sempre stata una mia passione, poi iniziai a farle un ditalino a due mani. Ormai la puttanella era talmente eccitata che bastavano pochi minuti per farla venire, piegandola al mio volere e facendola sempre più mia schiava sessuale.
Immaginavo di amare Flavia e sapevo che solo il tempo poteva dire se avevo ragione o meno, ma in ogni caso renderla desiderosa di me e del mio cazzo a livello sessuale era comunque uno dei miei obiettivi. Obbiettivo poco encomiabile, ma se lei avesse deciso di stare con me, tanto sarebbe valso cercare di trarre il massimo nei momenti, speravo numerosi e piacevoli, come quello.
Il terzo orgasmo della serata si abbatté su Flavia stremandola ancora di più. Se volevo farmi una vera scopata, forse era meglio non esagerare. In futuro avrei potuto usare tecniche ancora migliori, ma la prima volta con una ragazza nuova, quando possibile, era mia abitudine darle diversi orgasmi e poi fotterla: dopo tutto i pompini e le seghe potevano essere fantastici finché si voleva, ma la figa era pur sempre la figa. Mentre mi attardavo a leccarmi le dita intrise del profumo e del sapore della fregna di Flavia, lei si girò sulla pancia, alzò il suo magnifico culo mettendosi sulle ginocchia e aprendo le gambe tornite. Da oltre una spalla mi guardò. «Allora, Bruno, cosa aspetti? La tua troia vuole essere scopata per bene».
Non me lo feci dire due volte: mi misi alle sue spalle, afferrai i suoi fianchi e la penetrai. Entrambi ci lasciammo sfuggire un sospiro di piacere mentre il mio cazzo violava finalmente la sua figa, scivolando senza problemi nel suo utero bollente e bagnatissimo. Le afferrai una ciocca di capelli biondi e la strattonai leggermente, quanto basta per tirarli ma senza causare vero dolore e le strinsi una chiappa per poi scivolare sul suo clitoride che, quella sera, stava facendo gli straordinari. I colpi erano profondi e lenti, colpendola con i miei addominali sui suoi glutei. L’idea che i due formassero uno splendido insieme mi fece sorridere: i miei addominali scolpiti che sorgevano dall’apertura delle sue chiappe che si aprivano come un giglio sarebbero stati una foto meravigliosa. Lei mugugnava con gli occhi chiusi ad ogni mio colpo. Mi piegai verso la sua testa appoggiata al materasso, tirando un po’ di più i capelli: la sua bocca si aprì con un leggero aggrottamento della fronte.
– “Chi è la mia troietta tutta bagnata?”, le sussurrai in un orecchio. Non ricevendo risposta, le diedi una spinta più forte: la sua bocca si spalancò con il fiato mozzato. I suoi occhi si spalancarono,
– “io! Io sono la tua troietta tutta bagnata!”, si affrettò a rispondere. Allentai la presa ai capelli dopo un colpo ancora più forte e averle sussurrato:
– “farai bene a ricordarlo, che sei la mia troietta tutta bagnata”.
Lei chiuse gli occhi ed annuì con la testa, mordendosi un labbro mentre la violenza della penetrazione passava alle dita che accarezzavano il suo sesso. Iniziò ad ansimare pochi minuti dopo, pregandomi di non fermarmi. Mi lasciai andare e venni dentro di lei mentre lei accompagnava il suo orgasmo con sgrida soffocate e le sue dita artigliavano le lenzuola. Nel momento in cui mi staccai da lei, scivolò fino a distendere le gambe. Quando mi sdraiai accanto a lei, si arrampicò con la testa sul mio petto, una mano sul mio cazzo e gli occhi chiusi e soddisfatta. Si addormentò dopo pochi secondi così, con il mio cazzo bagnato di desiderio tra le sue dita ed il mio seme che le colava lentamente fuori dalla fica.
Continua...
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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